L'inflazione troppo bassa frena il mercato dei prestiti

Il quantitative easing funziona, ma il mercato dei prestiti (e non solo) è frenato dall'inflazione troppo bassa...

L'inflazione troppo bassa frena il mercato dei prestiti

Come abbiamo più volte scritto, il mercato del credito al consumo, tra cui sono comprese le diverse offerte di prestiti, sembra essere in ripresa, ma, dopo i rimbalzi negativi sui mercati che si sono verificati di recente, è difficile sapere se i costi di prestiti e mutui possano scendere ancora. A questo si aggiunge l'inflazione troppo bassa che frena questo mercato.

Inflazione: ecco come condiziona il mercato dei prestiti

Per quanto riguarda l'inflazione, dobbiamo precisare che sia quando in Italia vigeva ancora la Lira, sia dall'entrata nell'Euro, non era facile indebitarsi: purtroppo, però, l'inflazione troppo bassa scoraggia gli affari anche per quello che riguarda i finanziamenti alle imprese, anche se gli istituti di credito continuano a cercare aziende "bancabili".

La Banca centrale europea non sembra essere riuscita a scuotere come sperato i mercati: recentemente Draghi ha confermato che i tassi resteranno bassi almeno fino a metà del 2017, ma che per farli scendere ancora, si dovrebbero attuare strategie che la Bce si riserva per eventuali periodi di recessione o difficoltà.

L'espansione monetaria della Bce sembra dare i suoi frutti sul mercato dei prestiti

Il cosiddetto quantitative easing, l'espansione monetaria portata avanti dalla Bce, sembra funzionare: richiedere denaro in prestito costa meno sia per le famiglie sia per le imprese, e precisamente, come valutato dal Governatore, il beneficio è quantificabile in 80 centesimi di unto nella media dell'eurozona, e 140 centesimi negli Stati più deboli.

Nel 2014 il Taeg per la sottoscrizione di un mutuo casa era del 3,7%, adesso si aggira sul 2,9%, e questo, con valori diversi, si riscontra anche per le imprese non finanziarie che sono passate delle nuove misure europee dovevano pagare un tasso del 3,4%, mentre adesso di circa l'1,9%.
Se il quantitative easing sembra funzionare, per ora, il timore di Mario Draghi è connesso con l'aumento medio dei prezzi: dal 2016 i prezzi dovrebbero aumentare dell'1%, e del 1,6% nel 2017, e quindi il tasso di interesse recentemente valutato all'1,8%, rappresenterebbe ancora un costo elevato per le imprese se paragonato ai futuri ricavi.

Per semplificare, se il tasso per le imprese risulta alto in rapporto ai ricavi, l'impresa non sarà motivata a investire e quindi il processo di rilancio economico sarà più lento.

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Mercato dei prestiti: gli interessi opposti dell'eurozona

Un'altra cosa che frena l'area dell'Euro è sicuramente la differenza tra gli interessi dei Paesi, che mettono in difficoltà la Bce, Il paese creditore europeo per eccellenza, la Germania, non apprezza i tassi bassi, perché danneggiano le proprie banche e le proprie assicurazioni; e, inoltre, non sembra volere che si facciano altre operazioni bancarie per agevolare la ripresa.
Il nostro Paese e gli altri Stati, invece, desidererebbero che la situazione che sembra in ripresa possa avere un imput decisivo, vedremo chi la spunterà.