Prestiti su pegno, l'allarme dell'Ascom Roma: 'strangolano commercianti e imprenditori'

Il credito su pegno è una forma di prestito che sta riscuotendo successo, ma cela insidie: la denuncia di Ascom.

Prestiti su pegno, l'allarme dell'Ascom Roma: 'strangolano commercianti e imprenditori'

Il credito su pegno? Un "meccanismo dai risvolti perversi, non accettabile in una società civile". A lanciare l'allarme su questa forma di erogazione di prestiti è l'associazione Ascom Roma Litorale, sulla base di molte segnalazioni pervenute da commercianti, imprenditori e non solo.

Di cosa si tratta? Il credito su pegno è una modalità di erogazione di denaro che viene concessa dagli istituti bancari a fronte della presentazione di un oggetto prezioso, che può essere riscattato una volta estinto il debito. I beni più comunemente accettati sono pietre, gioielli, monete d'oro, perle, insomma tutto quanto detiene un valore fisso nel tempo.

Al richiedente viene consegnata una polizza assicurativa con cui, terminato il periodo di rimborso, potrà riscattare l'oggetto impegnato o decidere di lasciarlo andare all'asta. Una recente indagine de Il Sole 24 Ore individua circa 40 istituti che offrono questa opportunità in Italia.

Una forma di prestito dal funzionamento semplice (pochi i documenti richiesti e soprattutto, nessuna garanzia necessaria), e che per questo incontra il favore di una fetta crescente di popolazione. Ma il credito su pegno cela anche delle insidie: "In molti casi - osserva Luca Capobianco, presidente Ascom Roma Litorale - gli interessi annui superano l'11%, ai quali vanno aggiunti i diritti di custodia ed eventuali tassi di mora dovuti alla scadenza della polizza, che ha una durata dai 3 ai 12 mesi".

Inoltre, al trentesimo giorno i beni non riscattati vengono venduti all'asta e quindi cambiano proprietario. Capobianco riporta le lamentele di diverse persone che si sono rivolte, in via confidenziale, all'associazione per denunciare "un meccanismo dai risvolti perversi che li ha letteralmente prostrati in un momento di autentica difficoltà".

"In una società civile questo non è accettabile - è lo sfogo del presidente Ascom -. I primi monte pegni furono istituti dai frati francescani nel XV secolo per contrastare l'usura dilagante; mentre oggi diventano 'usura' a loro volta, pur praticando interessi apparentemente accettabili".