La partita a Risiko! dei pannelli solari cinesi nell'Ue

Le misure UE sui pannelli Cinesi non convincono. La Germania e gli altri spingono per i negoziati.

La partita a Risiko! dei pannelli solari cinesi nell'Ue

L'export cinese dei pannelli solari è una partita a Risiko! e in Europa, la partita nella partita è tra Commissione UE e un folto gruppo di stati membri. La Commissione ha previsto dazi transitori del 47 % per sei mesi a partire dal 6 giugno venturo.

La Germania in testa, Gran Bretagna, Paesi Bassi e altri, spingono per una soluzione negoziale.

"Ci impegneremo nelle trattative per evitare dazi permanenti"- così, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha rassicurato il nuovo primo ministro Cinese, Li kieqiang, in visita ufficiale a Berlino, domenica, davanti alla stampa.

"Spero che con sforzi appropriati e dialogo si metta fine al conflitto e che la UE eviti misure protezionistiche per un motivo così marginale" - ha dichiarato Li kieqiang, durante la conferenza.

La Commissione, però, mantiene le sue posizioni e martedì, Karel De Gucht, commissario europeo per il commercio, tramite il portavoce, John Clancy, ha dichiarato: "le misure provvisorie adottate sono misure d'emergenza per riequilibrare il mercato, per le imprese minacciate dal dumping e dalla competizione sleale dell'industria cinese".

L'allarme per i pannelli cinesi sottocosto è stato lanciato proprio in Germania. La politica tedesca, infatti, ha appoggiato trasversalmente un reclamo anti-dumping alla Commissione UE presentato dalla tedesca Solarword, il maggiore competitor dei cinesi, salvo, poi, un repentino dietrofront.

Il dietrofront tedesco è il risultato di pressioni non solo cinesi: l'Afase, l'alleanza per l'energia solare sostenibile, che rappresenta il business dei servizi al fotovoltaico, infatti, si è votata alla Merkel affinché si opti per la strada negoziale: l'alleanza teme ritorsioni cinesi e dazi, oltre che sui pannelli, anche su altri componenti come celle solari e siliconi.

La decisione della Commissione sui dazi, insomma, non convince e i cinesi lo sanno: l'agenzia ufficiale cinese Xinhua, infatti, ha ipotizzato che ad appoggiare la Commissione UE siano solo 4 stati membri, tra cui l'Italia, più, forse, due indecisi.

La posizione dell'Italia si scontrerebbe, allora, con le dichiarazioni di Tommaso Lascaro, presidente e fondatore di Punto Fotovoltaico-La Casa delle Nuove Energie, rete d'imprese per il fotovoltaico e le rinnovabili.

Le affermazioni di Lascaro, tra i primi a portare la vicenda al centro dell'attenzione italiana, suonano, infatti, come un invito per l'Italia a rivedere la politica nostrana sulle rinnovabili fatta di sussidi e incentivi: "La crescita delle rinnovabili dipende dalla competitività e non dai sussidi". Lascaro, in fine, vede nelle misure UE un danno per i lavoratori del solare e per i consumatori: "Le barriere commerciali colpiscono il consumatore, rendendo i prodotti più costosi".

In Europea, il timer per decidere se negoziare ed evitare dazi permanenti scatta il 6 Giugno, data di partenza del regime provvisorio, e si arresta a dicembre, al termine di tale regime.

Gli USA hanno già scelto: dazi definitivi sull'Export dei pannelli cinesi. Il chiodo fisso dei Cinesi, però, è il mercato europeo: su un export cinese nell'UE pari a 293 miliardi di euro, solo quello dei pannelli vale 21 miliardi.

La Commissione vuole portare a termine la procedura ma ha poche chance: a dicembre, per rendere definitivi i dazi avrà bisogno della maggioranza degli stati membri, sempre che entro quella data non si arrivi a soluzioni negoziali. E se l'accordo fosse la strada per evitare derive protezionistiche o preoccupanti lassismi? Dipende dall'accordo.

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