Prestiti, crollano i finanziamenti: per la ripresa basterà aspettare il 2015?

Crollano i prestiti per le famiglie, otto miliardi in meno per imprese. E se la valutazione della BCE fosse negativa...

Prestiti, crollano i finanziamenti: per la ripresa basterà aspettare il 2015?

Crollano i finanziamenti nel settore privato e la speranza della ripresa economica si allunga al 2015. Se i più ottimisti indicavano il 2014 come il primo anno post-recessione, i dati di Confindustria e Bankitalia sui prestiti alle imprese e in generale al settore privato non lasciano dubbi. Ma a preoccupare di più gli imprenditori è l'attesa valutazione della Banca Centrale Europea sulla solidità dei bilanci bancari. Se l'esito dell'indagine della BCE non fosse positivo, lo scenario potrebbe assumere contorni ancora più preoccupanti.

Tempi duri per le imprese

Secondo il Centro Studi di Confindustria, i prestiti alle imprese sono diminuiti dal 2011 ad oggi del 10,5%: nel triennio in esame, le banche hanno ritirato dal mercato ben 96 miliardi di finanziamenti e la tendenza non accenna a diminuire. Nel 2014 ci si attende un ulteriore decremento del'1%, che corrisponderebbe a circa 8 miliardi di euro.

Sempre secondo Confindustria, la situazione dovrebbe tornare a migliorare nel 2015, con un aumento del 2,8% e con l'immissione di capitali per 22 miliardi circa. Dovrebbe, appunto: se l'indagine BCE non confermasse la solidità del sistema bancario, la sfiducia degli investitori negli istituti di credito non permetterebbe alcuna inversione di tendenza. Lo scenario diventerebbe drammatico: -4,9 % di finanziamenti in meno nel 2014 ( -40 miliardi) e - 1,3 % nel 2015 (con un calo di circa 10 miliardi).

Crollano i prestiti per famiglie e società non finanziarie. E c'è chi dichiara guerra alle banche

I dati forniti da Bankitalia confermano le previsioni più fosche. Il calo dei prestiti nel settore privato è stimato intorno al 4,3% (-3,7% ad ottobre). Le più penalizzate sono le società non finanziarie che hanno visto ridurre i finanziamenti delle banche del 6% su base annua. Anche le famiglie trovano sempre più difficoltà nel rivolgersi agli istituti di crediti: il calo, qui è del'1,5%, sempre su base annua.

Le associazioni di categoria provano ad alzare i toni della polemica e invitano il governo a prendere posizione. Non è possibile che di fronte al permanere di una situazione difficile, le banche non immettano liquidità nel mercato: è necessario un intervento del legislatore che incoraggi la concorrenza nel settore bancario, ed aumenti i controlli sull'operato degli istituì di credito.

Si potrebbe intervenire per esempio sulla scorta della recente sentenza della Corte di Cassazione (n.305/2013) secondo la quale, ai fini della legge anti-usura, devono essere presi in considerazione tutti i costi relativi al prestito contratto. Una sentenza che potrebbe consentire ai cittadini di rientrare degli interessi non dovuti, ma già versati.