Tasso variabile o fisso: cosa consigliano gli esperti per il 2016?

I tassi di interesse di un mutuo risentono dell'andamento del mercato finanziario. Ecco qual è il migliore per il 2016.

Tasso variabile o fisso: cosa consigliano gli esperti per il 2016?

La lenta ripresa economica, le misure espansive della Banca Centrale per far fronte alla deflazione, così come i contraccolpi in seguito alla Brexit sono tutti fattori che devi tenere da conto se sei alle prese con un mutuo, se stai valutando l’idea di ottenerne uno così come se hai intenzione di richiedere la surroga del mutuo.

In generale, prima di procedere all’accensione di queste topologie di finanziamenti, è sempre fondamentale valutare con cura se optare per un prodotto creditizio a tasso variabile o fisso, proprio perché stiamo parlando di fattori che vanno a modificarsi frequentemente sulla base di quello che succede nel mondo a livello finanziario.

I tassi di interesse di un mutuo, proprio perché determinano il compenso che il mutuatario dovrà corrispondere alla banca, rappresentano perciò dei valori da tenere sempre sott’occhio al fine di scegliere il finanziamento più conveniente e che meglio si adatta alle proprie esigenze.

Così oggi, abbiamo deciso di chiederci se, alla luce dei recenti accadimenti economici, sia più conveniente accendere un mutuo a tasso variabile o fisso, oltre a spiegarti quali sono gli eventuali pro e contro di queste due tipologie di finanziamento.

Tasso fisso o variabile: quale conviene nel 2016?

Come dicevamo, prendere in considerazione gli accadimenti finanziari in atto al momento dell’accensione di un mutuo prima casa è di primaria importanza. A questo proposito, ora come ora il fattore che più di ogni altro va ad influenzare l’andamento degli interessi dei mutui è sicuramente la forte deflazione a cui stiamo assistendo.

In una situazione del genere, i valori da andare a verificare in materia di mutui sono quelli dell’Euribor e dell’Eurirs, gli indici di riferimento fissati periodicamente dalla Banca Centrale Europea e che vanno a determinare rispettivamente il tasso variabile e il tasso fisso di un mutuo prima casa. Come si sono modificati quindi questi valori in seguito al processo deflazionistico che ha preso il via da marzo 2016? Confrontando Euribor ed Eurirs prima e dopo l’avvio della deflazione, si nota un generale ribasso di entrambi.

L’indice Euribor a 1 mese era pari al – 0,21 % a inizio 2016 mentre oggi risulta sceso al – 0,37 %; quello a 3 mesi è passato dal – 0,13 % al – 0,30 %. A ben guardare, pero, la discesa è stata molto più rapida per quanto riguarda l’indice Eurirs: a 10 anni è passato dallo 0,93 % allo 0,28 %, a 20 dall’1,14 % allo 0,70% e a 30 anni dall’1,46 % allo 0,74 %.

Detto in altre parole questo significa che, nonostante la domanda di mutui a tasso fisso sia in crescita, un mutuo a tasso variabile risulta essere ad oggi più conveniente di un mutuo a tasso fisso, a parità di spread. Anche se la percentuale di nuovi mutui a tasso fisso è arrivata a raggiungere a Maggio 2016 il 61 % grazie ai tassi particolarmente convenienti, dopo l’estate stiamo assistendo a un’inversione di tendenza tutta in favore dei mutui a tasso variabile.

Fatta salva la convinzione che la situazione economica va a incidere sui tassi di interesse di un mutuo e, di conseguenza, sulla scelta fra un mutuo a tasso variabile o fisso, è comunque possibile fare anche delle considerazioni un po’ più generali su entrambe le tipologie andando così a evidenziare pro e contro delle due forme di finanziamento.

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Quando conviene il tasso variabile?

In generale, quando si parla di mutuo a tasso variabile, si intende un finanziamento il cui tasso di interesse varia, come dicevamo, sulla base dell’Euribor. Se l’Euribor aumenta, aumenterà anche la rata e, viceversa, se il tasso di riferimento diminuisce, scenderà anche il costo complessivo del mutuo. All’Euribor andrà poi sommato anche il cosiddetto Spread, ovvero il sovrapprezzo che viene applicato dall’istituto di credito sul tasso di riferimento.

Sulla base di quanto abbiamo detto, questo significa che se decidi di sottoscrivere un mutuo a tasso variabile, il cambiamento dell’importo della rata, in caso di aumento dell’inflazione, può essere piuttosto sostanziale. Per questa ragione optare per questa tipologia di mutuo significa essere sicuri di riuscire a far fronte agli eventuali rialzi.

A tutto vantaggio del mutuo a tasso variabile rimane comunque la convenienza di una rata più bassa rispetto a quella di un mutuo a tasso fisso. Un vantaggio che si traduce in un generale risparmio nell’arco dei primi anni del finanziamento.

Quando conviene il tasso fisso?

Optando invece per un mutuo a tasso fisso, il tasso di interesse viene stabilito al momento della stipula del contratto facendo riferimento all’Eurirs e rimane invariato per tutta la durata del finanziamento. In generale, il mutuo a tasso fisso rappresenta una soluzione vantaggiosa se desideri pianificare le tue spese in anticipo e se vuoi avere la certezza di pagare un importo rateale costante per tutto il piano di ammortamento. Per contro si tratta di un finanziamento con tassi di interesse e rata superiori a quelli di un mutuo a tasso variabile ed è quindi consigliabile se hai una fonte di guadagno costante.