Rischio di prelievo forzoso sui conti correnti - Video Guida
Il prelievo forzoso sui conti correnti deciso per Cipro spaventa i correntisti italiani. Può accadere anche da noi, dopo il caso del 1992? Come difendere le proprie somme da questo rischio? Andrea Manfredi, amministratore delegato di SuperMoney, interviene a Class CNBC per spiegare le differenze tra la situazione italiana e quella cipriota.
Andrea Manfredi parla di conti correnti a Class Tv - Testo integrale
I recenti avvenimenti verificatisi sull’isola di Cipro, hanno messo in allarme anche noi italiani. Potrebbe succedere anche nel nostro Paese che all’improvviso ci sia un prelievo forzoso sui conti correnti dei privati cittadini? Vediamo cosa ne pensa il nostro ospite Andrea Manfredi, esperto di questi temi nonché amministratore delegato di Supermoney.eu, sito per il confronto di prodotti bancari, assicurativi e di servizi legati al mondo delle utilities.
Per via della crisi in cui si è venuto a trovare lo Stato di Cipro, i conti correnti sono stati bloccati e da tutti i depositi superiori a 100 mila euro è stata forzosamente prelevata una percentuale della liquidità disponibile. Cosa sta succedendo?
Quanto successo a Cipro è molto peculiare. Siamo davanti a un sistema finanziario con ingenti perdite, che lo Stato ha deciso di risanare, intervenendo direttamente nelle tasche, sui conti di coloro con più liquidità. Può accadere anche in Italia? In passato è successo. Un giorno del 1992 ci siamo svegliati e abbiamo scoperto che il Governo Amato avrebbe forzosamente prelevato il 6 per mille da tutti i conti correnti.
È dunque tecnicamente possibile, ma è ragionevole pensare che oggi, con un'Italia membro dell’Unione Europea, non possa succedere. È una misura poco realistica. Se, infatti, l’Italia fosse sottoposta a un’azione di risanamento di questo tipo, significherebbe che anche Francia, Spagna e Germania – dunque le nazioni più importanti, quelle che hanno fondato l’Unione – potrebbero subire un tale trattamento. Ovviamente, questo è impensabile perché minerebbe alla base la fiducia del sistema economico nelle banche.
Un conto è Cipro, ossia un paradiso fiscale che offre agevolazioni ai ricchi capitali e alle imprese che decidono di operarvi, un altro conto invece è l’Italia. E proprio perché a Cipro sono stati trasferiti ingenti capitali da parte della popolazione russa più ricca, si è scelto di colpire i capitali depositati nei conti correnti qui.
Effettivamente un’operazione simile per un paradiso fiscale ha il suo senso, mentre per un Paese in crisi come l’Italia, l’obiettivo dovrebbe forse essere quello di riportare i capitali nel territorio o, perlomeno, di trattenerli entro i suoi confini…
Esattamente. Il problema dell’Italia è che una notizia di questo tipo, in grado di generare allarme nell’opinione pubblica, può causare una fuga generalizzata di capitali già presenti sul territorio nazionale. Il capo economista della Commerzbank ha dichiarato: «Azzeriamo il debito pubblico italiano e risolviamo il problema, prelevando il 15% da tutti i conti correnti degli italiani». Chiaramente, subito, si sono susseguite tutta una serie di smentite. In effetti, una misura simile non è assolutamente pensabile e, quanto ai conti correnti, questo strumento non potrà essere adottato con molta facilità.
Ok, noi stiamo tranquilli, ma se qualcuno volesse portare ugualmente i capitali all’estero, lo può fare legalmente?
Assolutamente sì. I capitali sono liberamente trasferibili, a patto che questo avvenga alla luce del sole. È dunque fondamentale che il nostro reddito o patrimonio sia stato dichiarato al fisco italiano, così come stabilito dalla normativa vigente. Quello che non si può fare è eludere il fisco. Ci troviamo davanti a un fenomeno di evasione fiscale quando i redditi depositati all’estero non vengono dichiarati. Se, invece, possediamo liquidità che abbiamo regolarmente dichiarato e depositato presso una banca italiana, la possiamo trasferire senza limiti e in completa legalità in qualsiasi altro Paese membro dell’Unione Europea.
In Svizzera no, quindi?
Con la Svizzera ci sono degli accordi diversi. Il punto principale è sempre la trasparenza. Se decidiamo di effettuare un trasferimento con bonifico bancario, lo possiamo fare sempre e comunque perché il bonifico è per sua natura tracciato. Se, invece, decidiamo di trasferirli fisicamente, lo possiamo fare in libertà per importi inferiori a 10 mila euro, semplicemente dichiarando alla dogana italiana l’ammontare del capitale che desideriamo muovere e la data del trasferimento fisico.
Significa dunque che ci saranno delle tasse da pagare sulla liquidità traferita?
In alcuni casi sì e, proprio per consentire sia la verifica sia il calcolo delle tasse, nella dichiarazione dei redditi c’è un apposito campo in cui inserire il valore del capitale trasferito all’estero. L’Agenzia delle Entrate, cui spetta la verifica, deve avere chiaro che abbiamo una disponibilità liquida su un altro conto corrente in un altro Paese. I capitali non devono mai scomparire, questo è il principio chiave. L’altra questione che sta destando preoccupazione in questi giorni è la questione dell’anagrafe unica dei conti correnti. Il 26 marzo Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha firmato il decreto attuativo della legge Salva Italia che, a tutti gli effetti, abolisce il segreto bancario.
Cosa potranno controllare, allora, gli agenti del Fisco?
Gli agenti del Fisco potranno effettuare controlli sui conti correnti di tutti e su qualsiasi operazione. Naturalmente, se qualcuno ha svolto qualche operazione sospetta, nutrirà un giusto timore… In effetti, fino ad oggi l’Agenzia delle Entrate poteva solo vedere se un conto corrente era stato aperto e/o chiuso. Per esaminare i movimenti del conto corrente era necessario aprire una procedura di infrazione nei confronti del privato. A quel punto, si sarebbero poi potute richiedere informazioni alla banca che le avrebbe comunicate all’Agenzia delle Entrate. Oggi il flusso è diverso. Sono le banche, le finanziarie e le poste a dover comunicare in automatico tutti i dati e i movimenti di conto corrente, dove per “movimenti” intendiamo qualsiasi operazione bancaria: bonifici, prelievi, utilizzi della carta di credito e investimenti.
L’Agenzia delle Entrate cosa farà con questi dati? Possiamo fare un esempio?
L’Agenzia inserirà tutti i dati relativi ai movimenti bancari in un grande unico database e farà, per esempio, un ragionamento come quello che ci apprestiamo a fare. Se si avevano, all’inizio dell’anno, 80 mila euro sul conto e nella dichiarazione dei redditi ne sono stati inseriti altri 40 mila, ma alla fine dell’anno la liquidità disponibile è di 300 mila euro; significa che c’è qualcosa che non torna. Ecco, dunque, come l’Agenzia provvede a individuare i grandi scostamenti per poi chiedere ai diretti interessati di esplicitare la provenienza della liquidità non dichiarata nel Modello Uni.Co.
Se si ha la coscienza pulita e si sa di non aver fatto nessun movimento od operazione sospetta, esistono modi per tutelarsi ed evitare problemi?
Ci sono due consigli chiave che suggeriamo di seguire: uno riguarda i ricavi e l’altro i costi.
1. Riguardo ai ricavi, tutte le volte in cui avete entrate che non dichiarate perché non si devono dichiarare, ad esempio un parente presta 20 mila euro, tenetene sempre traccia! Un modo per farlo è effettuare questi trasferimenti sempre tramite bonifico bancario, in modo tale che sia sempre evidente con quale causale è stato fatto il bonifico.
2. Riguardo le uscite, è importante conservare la documentazione di tutte le spese di rilievo fatte. Non cadete vittime della psicosi dello scontrino: non serve conservare gli scontrini delle piccole spese, ma se si spendono 4 mila euro con una vacanza all’estero, ecco, di questa spesa conviene tenere traccia, perché documenterà che l’importo è stato speso per sostenere i costi del viaggio, dell’agenzia ecc… Inoltre, è sempre bene evitare di prelevare dal conto corrente somme ingenti di denaro contante, perché ci potrebbero essere richieste non solo le motivazioni di un prelievo così massiccio, ma anche le eventuali prove che documentino i fini per cui si è usata la liquidità.
Tutto questo è vero, porta un po’ di rigidità, perché siamo tutti siamo più controllati; ma è anche vero che in Italia siamo fin troppo morbidi con gli evasori fiscali e un po’ troppo restii ad utilizzare i sistemi di pagamento elettronici. Basti pensare che siamo il Paese europeo con la più bassa adozione di questo tipo di strumenti. Ebbene, questa è una tendenza che dobbiamo invertire perché si tratta di mezzi di pagamento sicuri; certo sono tracciati, e questo è vantaggio per gli onesti ma uno svantaggio per i furbi.
Dunque, una norma che non piacerà a chi ha qualcosa da nascondere, ma se siamo in regola e documentiamo, con gli appositi mezzi di pagamento tracciati, tutte le nostre spese, non abbiamo nulla da temere.
Ringraziamo Andrea Manfredi, amministratore delegato di Supermoney.eu, sito che vi invito a visitare per ulteriori informazioni su questo e molti altri temi legati al mondo del risparmio.
Grazie, Andrea. Per oggi è tutto.