Tasse 2012, cosa cambia per conti deposito e i titoli pubblici?

Nuove tasse in questo 2012 vanno a colpire i prodotti di risparmio ma esistono delle eccezioni: scopriamo di che cosa si tratta.

Tasse 2012, cosa cambia per conti deposito e i titoli pubblici?

In questo inizio 2012 sono diventate attive le norme contenute nel decreto legge approvato sul finire del 2011, che hanno omologato al 20% tutte le ritenute e le imposte sul patrimonio. Questo interessa anche conti deposito e titoli pubblici che sono considerati "patrimonio" a tutti gli effetti. Prima di tale unificazione del tasso erano in vigore tre aliquote 12,5%, 20% e 27%. Esistono, però, delle eccezioni.

Per favorire gli interessi su alcuni prodotti dello Stato, infatti, sono stati esclusi dall'omologazione al 20% e rimangono al 12,5%, alcuni prodotti come i titoli pubblici italiani o quelli emessi da enti internazionali riconosciuti dal nostro Paese e le obbligazioni di Stati esteri annoverate in una lista parlamentare (la famosa "lista bianca"). Inoltre, si fa un'altra eccezione per i titoli di risparmio in Meridione, per i quali l'aliquota di tassazione degli interessi, dei premi e degli altri frutti resta al 5%.

A illustrare queste nuove tasse 2012 è stata l'Agenzia delle Entrate, che sottolinea con forza anche il fatto che i cittadini che possedevano titoli o quote di attività finanziarie entro la fine del 2011, hanno la possibilità di pagare un'imposta sostitutiva pari alla prima aliquota in vigore l'anno scorso: 12,5%. Ma cosa deve fare, in questo caso, l'utente per usufruire di questa opportunità? Bisogna esercitare un'opzione che deve essere resa entro la fine del 2012. Si ricorda che sono esclusi da tutto ciò i titolari di un'impresa commerciale.

I conti deposito 2012, invece, traggono un beneficio da quest'omologazione dal momento che vedono il carico fiscale sulla remunerazione abbassarsi dal 27% al 20%. C'è, però, da dire che sui depositi la Manovra Monti ha introdotto la tassa dell'1 per mille nel 2012 che diverrà dell'1,5% nel 2013. Tali forme di risparmio sembrano comunque tenere duro e, grazie al bisogno di liquidità delle banche, sono ancora in grado di offrire tassi interessanti, anche del 4% annuo al netto delle imposte.