Alfabetizzazione finanziaria a scuola: in Italia è più necessaria che mai

Gli studenti italiani sono i primi che beneficerebbero dell’alfabetizzazione finanziaria a scuola: sono i meno informati

Alfabetizzazione finanziaria a scuola: in Italia è più necessaria che mai

Non c’è dubbio che ci troviamo in un’era in cui l’avanzamento tecnologico è il nostro pane quotidiano. Fino a pochi anni fa avere un cellulare, che era grande come una ventiquattrore, era cosa per pochi. Fare pagamenti con la moneta elettronica, un sogno per molti. Adesso anche i bambini sanno cosa sono e come si usano i bancomat, e sempre più genitori dotano i propri figli di conti correnti e carte di credito, invece che dare una paghetta fatta di monete e banconote da conservare nel salvadanaio. Per capire quali sono i prodotti bancari più adatti ai giovani, i genitori possono mettere i migliori conti corrente a confronto, per poter permettere ai propri figli di imparare a gestire i propri risparmi in maniera più sicura.

Per selezionare il prodotto più vantaggioso, ci si può informare sul conto corrente di Hello Bank, IW Bank, Conto Arancio e dei numerosi istituti di credito esistenti. Una volta fatto questo, si dovrà insegnare ai propri figli cosa significa home banking, bonifico, interessi, bollo e via dicendo. Si chiama alfabetizzazione finanziaria, e alcuni sostengono (a ragione) che dovrebbe essere insegnata a scuola. E’ a discrezione di ogni singola scuola e del suo collegio docenti decidere se inserire l’alfabetizzazione finanziaria come materia di studio, o comunque come integrazione all’educazione scolastica.

Dagli ultimi dati dell’Ocse (Organismo internazionale di studi economici) risulta che gli studenti italiani ne sanno davvero poco in ambito finanziario: addirittura la loro conoscenza si colloca poco al di sopra di quella dei giovani colombiani. L’alfabetizzazione finanziaria a scuola permetterebbe, in una società sempre più dinamica e complessa, di contribuire alla responsabilizzazione del singolo nelle proprie scelte, anche in materia di credito e finanza.

Ma questo progetto è stato già avviato da tempo in alcune scuole della Capitale, nello specifico nelle quinte elementari di Valle Scrivia, Monte Senario e Piazza Capri, che ha visto gli alunni trasformarsi in clienti, impiegati e direttori di banca. E’ andata così: i bambini hanno fondato una banca con tanto di direttore di filiale (un bambino) che gestisce centinaia di clienti (anch’essi bambini) che versano soldi veri, con importi variabili da dieci centesimi ad un massimo di dieci euro. Il rendimento dei risparmi è stato fissato al 3% e, grazie ad un accordo con la Bcc di Roma, un genitore deposita le somme raccolte in un libretto dedicato.

Oltre a questo progetto, il Miur nel 2007 ha firmato un protocollo con la Banca d’Italia, con il quale si impegnava ad introdurre l’educazione finanziaria nelle scuole. Nel 2014 si è giunti alla settima edizione. Un altro progetto, sempre congiunto tra Miur e Banca d’Italia, è stato il premio per l’ideazione di una banconota “immaginaria” ispirata ad un tema europeo, per sensibilizzare gli studenti delle scuole primarie e secondarie alla “cittadinanza economica”.