Il gasdotto Greenstream attraverso il quale la Libia esporta gas metano verso l'Italia è stato tagliato lunedì 11 novembre dai Berberi: i manifestanti hanno chiesto il riconoscimento dei diritti della loro comunità. Questa interruzione della valvola del gas libico aggiunge altri problemi a quelli che già affliggono l'Italia nel settore energetico, visto che l'Ucraina ha sospeso le importazioni di gas dalla Russia, il che potrebbe avere ripercussioni per un impatto sulle consegne alla Italia. La nostra penisola è fortemente dipendente dal gas russo.
I manifestanti Berberi hanno preso il controllo nel mese di ottobre del terminale di Mellitah, un centinaio di chilometri a ovest della capitale libica Tripoli. Hanno bloccato le esportazioni di petrolio dal porto, gestito congiuntamente dalla compagnia petrolifera libica e da Eni.
Greenstream, con una capacità di 9,9 miliardi di metri cubi l'anno, è in grado di produrre fino a 12,2% del fabbisogno annuale di gas in Italia. L'anno scorso la pipeline ha fornito solo il 9% delle importazioni italiane e questa percentuale è in calo quest'anno.
Domenica il primo ministro libico Ali Zeidan ha messo in guardia sul fatto che la Libia potrebbe non coprire le sue spese nei prossimi mesi se gli scioperi che bloccano i terminali petroliferi e lo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi non cesseranno.
Milizie, tribù e funzionari lottano per i diritti politici o per incrementi salariali: hanno preso il controllo dei punti strategici per le forntiture di gas e petrolio, portando ad una riduzione della produzione a solo una frazione della sua capacità, che è 1,25 milioni di barili al giorno.