Prestiti cambializzati e prestiti su pegno, due facce della stessa medaglia

Protestati e cattivi pagatori possono accedere al credito bancario tramite queste due forme di prestito: analizziamole.

Prestiti cambializzati e prestiti su pegno, due facce della stessa medaglia
Ottenere prestiti e finanziamenti in un momento di crisi economica come quella attuale è estremamente complesso; numerose banche ed istituti di credito applicano con insistenza politiche di credit crunch, e nonostante i lauti prestiti ricevuti dalla BCE (finanziamenti con tassi di resa bassissimi e mai superiori all'1%) si mostrano sempre più restii a concedere credito ai privati.

Alcune categorie soffrono più di altre, pensiamo in particolare a protestati o cattivi pagatori, soggetti cui spesso banche ed istituti di credito rifiutano finanziamenti per via di una storia creditizia fatta di mancati rimborsi o pagamenti effettuati in ritardo; in dettaglio, si tratta di utenti che in passato non sono riusciti a rendere il credito ricevuto nei tempi stabili in sede contrattuale, subendo per tanto un protesto oppure vedendo il proprio nome inserito nei registri del Crif.

Nonostante una congiuntura globalmente negativa, anche per protestati e cattivi pagatori esistono delle vie di accesso al credito bancario; ci riferiamo in particolare ai prestiti su pegno e ai prestiti cambializzati. Esaminiamo entrambe le tipologie in dettaglio.

Per quanto riguarda il prestito su pegno, si tratta di una particolare forma di finanziamento in riferimento alla quale la garanzia di pagamento è rappresentata da un oggetto di valore come gioielli, pietre preziose o orologi; nonostante le cifre erogate tramite questo tipo di prestito siano contenute e i piani di restituzione siano di breve durata (trimestrali o semestrali, più raramente annuali), questo tipo di prodotto reca il grande vantaggio di non essere subordinato all'esibizione di una busta paga e di essere fruibile anche da chi è stato tacciato di essere un cattivo pagatore per i motivi su esposti.

Una volta consegnato ai tecnici dell'istituto di credito, l'oggetto viene periziato affinchè venga stabilito il suo valore di mercato; stimato il valore dell'oggetto, la banca concede un finanziamento commisurato ad una percentuale di quest'ultimo (generalmente mai meno del 40%).

Passando invece al prestito cambializzato, va innanzitutto sottolineato che il nome di questo prodotto deriva dal fatto che viene attivato solo a patto che il beneficiario firmi una o più cambiali; l'istituto di credito di turno potrà così fare affidamento su un'ulteriore forma di garanzia rispetto a quelle classiche (certificazione di un reddito mensile o presentazione di un garante), ovvero la cambiale, che rappresentando un titolo esecutivo può essere impiegata dalla banca per procedere ad un pignoramento dei beni del debitore in caso di riscontrata insolvenza.

Gli importi erogabili tramite i prestiti cambializzati variano dai 2.000 ai 65.000-70.000 euro (sulla base comunque del reddito e delle garanzie fornite) e l'importo della rata pattuita per rimborsare il credito ricevuto deve costituire al massimo il 30% del reddito netto del richiedente. Oltre all'ammontare di TAN e TAEG (indicatori degli interessi che si sarà chiamati a versare), nel caso del prestito cambializzato il richiedente deve valutare con molta attenzione i costi relativi all'emissione delle cambiali e alle spese accessorie, in genere particolarmente onerose.