Decreto commissioni banche: stop sui conti in rosso fino 500 euro

Il Senato ha approvato l'emedamento al decreto banche sulle commissioni sugli scoperti su conto corrente o fido. Escluse sotto i 500 euro.

Decreto commissioni banche: stop sui conti in rosso fino 500 euro

Nessuna commissione se lo scoperto sul conto corrente è uguale o inferiore a 500 euro per un periodo di massimo sette giorni consecutivi ogni tre mesi. Questa è una delle novità che seguono l'approvazione, da parte del Senato, del decreto integrativo del dl liberalizzazioni e consolidamento dei conti pubblici. Altre novità riguardano l'Osservatorio sul credito per le Piccole e medie imprese e le pensioni per i manager pubblici.

Con 207 voti a favore, 27 contrari e un astenuto, il Senato ha approvato in prima lettura il "decreto banche". Una delle principali modifiche riguarda la norma contenuta nel decreto liberalizzazioni che prevedeva il cancellamento delle commissioni bancarie sugli scoperti in conto corrente o sforamenti di fido. Dopo le dimissioni dei vertici dell'Abi, il Governo aveva annunciato un dietrofront e ora, con l'approvazione dell'emendamento da parte del Senato, è stata stabilita l'esclusione delle commissioni bancarie per tutti i conti correnti che vanno in rosso o oltre alla soglia stabilita dal fido per un massimo di 500 euro per un periodo non superiore a 7 giorni consecutivi ogni trimestre.

Il testo passa ora alla Camera per la seconda lettura e per l'approvazione definitiva. Tra le altre novità ci sarà la possibilità da parte delle imprese di rivolgersi al Prefetto "per segnalare problemi di mancata erogazione del credito senza adeguata giustificazione" da parte degli istituti di credito. A favore di famiglie e consumatori è stato esteso l' Osservatorio sull'erogazione del credito istituto presso il Ministero dell'economia. Il Governo è stato invece battuto sulla norma a favore delle pensioni dei manager pubblici . Questa norma prevedeva un trattamento di privilegio per i manager pubblici che hanno maturato i requisiti pensionistici entro il 22 dicembre del 2011 e che hanno però deciso di continuare l'attività. L'articolo, che prevedeva che queste pensioni venissero calcolate in base allo stipendio percepito prima dell'entrata in vigore delle misure sul tetto agli stipendi dei manager pubblici, a condizione che mantenessero il loro lavoro, è stato, appunto, abrogato, accogliendo alcune proposte di modifica-fotocopia aanzate da parte di IdV, Lega Nord e Pdl.