Conti correnti per stipendio e pensione incostituzionali, la denuncia dell’Adusbef

La denuncia dell’Adusbef sull’incostituzionalità dei conti correnti per lo stipendio.

Conti correnti per stipendio e pensione incostituzionali, la denuncia dell’Adusbef

La libertà dei consumatori è inviolabile soprattutto se si parla di rapporti con le banche e di gestione del proprio denaro: scegliere il conto corrente più vantaggioso o il conto deposito migliore, o scegliere una banca piuttosto che un'altra è una priorità che spetta solo ai cittadini stabilire.

Che si scelga di aderire all'offerta di CheBanca! o a quella di Mediolanum, infatti, dipende solo dalla volontà delle persone e la denuncia dell'Associazione dei consumatori, Adusbef, arriva proprio a proposito del decreto Salva Italia che obbliga, di fatto, i consumatori ad aprire un conto corrente per l'accredito di stipendi e pensioni che superino i 1000 euro.

L'associazione denuncia di incostituzionalità l'art.12 del decreto di Monti-Fornero, decreto legge n. 201/2011 (cd. Decreto "salva-Italia"), successivamente convertito in legge n. 214/2011 (1) che nello specifico al comma 2, riferisce che:"Lo stipendio, la pensione, i compensi comunque corrisposti dalla pubblica amministrazione centrale e locale e dai loro enti, (…) di importo superiore a cinquecento euro, debbono essere erogati con strumenti diversi dal denaro contante ovvero mediante l'utilizzo di strumenti di pagamento elettronici bancari o postali, ivi comprese le carte di pagamento prepagate".

La questione sollevata dall'Adusbef contro il decreto accusato di essere "salvabanche", è stata accolta dal Tribunale di Lecce dal Giudice Alessandro Maggiore, che ha rimesso la quesitone al giudizio della Corte Costituzionale.

L'Associazione è soddisfatta e parla già di "vittoria contro governi maggiordomi dei banchieri": in effetti se la Corte Costituzionale dovesse approvarne l'incostituzionalità, l'art.12 del decreto Salva Italia sarebbe immediatamente senza alcun valore.

Per l'Adusbef, la norma impugnata andrebbe contro le libertà dei cittadini perché "si tratta di una previsione legislativa profondamente iniqua. Allo stato attuale si verifica, infatti, che il limite di pignorabilità pari ad un quinto operi solo quando il pignoramento avvenga direttamente alla fonte, ossia da parte dell'ente previdenziale o del datore di lavoro. Se invece il pignoramento è effettuato in un secondo momento, ovvero presso la banca dove il dipendente o pensionato percepisce le medesime somme, il limite di un quinto non opera più e viene prelevato l'intera somma."

E continua: "Con la conseguenza che il limite che era stato previsto all'art. 545 c.p.c. viene legalmente superato, con il risultato che l'accredito sul conto corrente bancario o postale dello stipendio mensile o della pensione superiore a 1.000,00 euro diventa interamente pignorabile. Si tratta, in sostanza, dell'ennesima beffa per dipendenti, disoccupati e pensionati già piegati da continui balzelli imposti dalla crisi economica perdurante e da scelte governative sbagliate, che penalizzano le famiglie per favorire le banche".